Raramente l’indignazione della popolazione è stata così forte: in meno di 24 ore, più di 120’000 persone si sono mobilitate per garantire ai rifugiati di guerra il diritto al ricongiungimento familiare, firmando un appello che chiede al Consiglio degli Stati di correggere la decisione disumana del Consiglio nazionale sul ricongiungimento familiare. L’impegno particolarmente forte della popolazione ha fatto la differenza: il Consiglio degli Stati ha deciso oggi di rinviare il dossier in commissione. Il PS Svizzero accoglie con favore il fatto che la commissione competente si prenda il tempo necessario per valutare a fondo la questione e continuerà a battersi affinché i rifugiati di guerra mantengano il diritto al ricongiungimento familiare.
«Più di 120’000 persone hanno sostenuto il nostro appello nell’arco di 24 ore. È impressionante. Insieme abbiamo dimostrato che siamo al fianco delle famiglie dei rifugiati di guerra», afferma il consigliere nazionale e copresidente del PS Svizzero Cédric Wermuth. «La politica non deve togliere loro la speranza di rivedere le loro famiglie riunite e al sicuro. Una decisione del genere non solo sarebbe disumana, ma anche contraria ai principi del diritto internazionale e ai diritti umani».
Il ricongiungimento familiare è un diritto umano che dà la speranza alle persone che sono riuscite a trovare rifugio dalla guerra di potersi riunire un giorno ai propri cari in sicurezza. In Svizzera riguarda 45’000 persone. «Non possiamo permettere che un simile attacco ai diritti umani fondamentali resti incontrastato», ha dichiarato la consigliera nazionale e copresidente del PS Svizzero Mattea Meyer. «Il PS combatterà con tutte le sue forze gli attacchi della destra per garantire che il Parlamento rispetti il diritto internazionale e che anche i rifugiati di guerra mantengano il diritto al ricongiungimento familiare».